2019-04-11

VERTI ASSICURAZIONI

Verti assicurazioni e Doxa lanciano Trend Movers, il nuovo osservatorio dedicato a chi è sempre avanti 

La compagnia diretta di Cologno Monzese, in collaborazione con Doxa, presenta l’Osservatorio che intercetta i trend di domani. Anticipando i consumi che verranno. “Post-Green” è il primo topic svelato, incentrato sulla rinaturalizzazione del quotidiano e sul futuro della sostenibilità.

Un punto di vista privilegiato per scoprire i trend del futuro, anticipando i consumi che verranno. È questo l’obiettivo di Trend Movers, il nuovo Osservatorio pensato da Verti Assicurazioni, la compagnia diretta del gruppo MAPFRE che semplifica la vita di una nuova generazione di consumatori con soluzioni smart, chiare e personalizzate secondo le loro necessità.

Realizzata in collaborazione con Doxa, da sempre sinonimo di ricerche di mercato in Italia, Trend Movers è una piattaforma di contenuti derivati dall’osservazione dei più interessanti e curiosi trend di consumi e lifestyle dal mondo, tematizzati per ambito. Sostenibilità, mobilità, home&living, food, travel e wellness sono alcuni tra i settori dai quali, nei prossimi mesi, verranno intercettati i più interessanti trend socioculturali, poi studiati e raccontati con esempi concreti.

«A un anno di distanza dalla nascita di Verti in Italia sono felice di lanciare un nuovo progetto, assolutamente in linea con il nostro posizionamento» commenta Enrique Flores-Calderón, CEO di Verti Assicurazioni. «Trend Movers è un osservatorio “a modo nostro” per intercettare i nuovi trend e anticipare i consumi di domani, coerentemente con il messaggio #MUOV1TI, protagonista della nuova campagna di comunicazione, che incoraggia a essere sempre un passo avanti. E siamo lieti di poterlo lanciare qui, a casa Doxa, con la quale è nata l’idea e continua una proficua collaborazione».

Il nuovo Osservatorio di Verti, i cui trend verranno raccontanti mensilmente anche all’interno delle trasmissioni di Radio Italia, diventerà quindi un imperdibile strumento per osservare il futuro che ci aspetta. Alla sostenibilità è dedicato il primo topic che prende il nome di “Post-Green”, un trend con due direzioni evolutive: quella che guarda alle origini dell’uomo prendendo in considerazione i nuovi stili di vita all’insegna del bisogno di ricongiungimento con la natura primigenia, e quella che guarda al futuro con natura e tecnologia che si alleano, potenziandosi a vicenda, per creare innovazioni pensate per mitigare l’impatto umano.

POST-GREEN: PRESENTE AVANZATO E FUTURO DELLA SOSTENIBILITÀ

1) Presente avanzato: back to nature, la “rinaturalizzazione” del quotidiano
Il Post-Green racconta stili di vita all’insegna del bisogno di ricongiungimento con la natura primigenia, la voglia di ritorno al paradiso perduto recuperandone l’armonia e la bellezza. In sintesi ci esorta a riconnetterci con gli equilibri della Terra. L’amore per il pianeta che ci ha dato la vita e ci ospita, la sensibilità alla dissipazione delle risorse naturali e l’attenzione, come consumatori, alla nostra impronta ambientale, sono valori e pratiche sempre più diffuse che guidano scelte di vita e di consumo radicali delle persone e orientano sempre più l’innovazione dei mercati.
Ed ecco che assistiamo a un ritorno massiccio di elementi o simboli naturali nelle nostre vite, case, città. La natura ci manca. La vogliamo. Ne abbiamo così bisogno come sapiens urbani che ci soddisfa perfino finta. Basta-che-sia-verde è il nuovo mantra contemporaneo. Con tutte le ambiguità del caso generate da fenomeni quali il green washing che fortunatamente sta lasciando spazio alle vere evoluzioni della sostenibilità autentica.

Nuove estetiche e culture progettuali
Nel cuore della metropoli, vediamo fenomeni ormai consolidati di giardinaggio collettivo urbano e spazi cittadini che accolgono boschi. Come quello di 14mila mq che ha fatto la sua comparsa nel cuore di Mosca a pochi passi dalla Piazza Rossa. Lo Zaryadye Park – progettato da Diller Scofidio + Renfro, già autori dell’acclamata High Line newyorkese – aderisce a quella che viene definita Wild Urbanism, una corrente urbanistico-progettuale volta a incorporare la natura e la campagna all’interno del panorama urbano, in cui gli elementi naturali o le coltivazioni coesistono e interagiscono con lo spazio costruito creando una nuova tipologia di spazio pubblico. Il regno vegetale diventa elemento progettuale che ispira l’architettura sia residenziale – Bosco Verticale di Stefano Boeri a Milano, Losanna, Shanghai, un intero ecosistema progettato in altezza, per gli alberi e intorno agli alberi, dove “incidentalmente anche le persone possono vivere” (cit. Boeri) – che dei siti industriali (la fabbrica-giardino di Prada a Valvigna, Toscana). Grazie ad una nuova idea di urbanistica (giardini e orti sui tetti, le pareti verdi verticali di Patrick Blanc in molte capitali del mondo) e alla bioingegneria che lavora alla creazione di forme di vita sintetiche (composti di cellule di microrganismi in grado di assorbire l’inquinamento e sfruttare l’energia solare per sprigionare energia), a breve sarà normale costruire case con pareti che trattengono e rilasciano il calore quando serve, sistemi idrici che riciclano l’acqua e tetti che trattengono le polveri sottili (Tech Forsight Practice, Imperial College Londra).

Green+smart
Il verde è una presenza massiccia nel mondo dell’abitare come trend estetico: anche la realizzazione di interni e di arredi trae ispirazione da un nuovo immaginario vegetale, espressione di un desiderio diffuso di ristabilire il contatto con la natura intesa nella sua manifestazione più selvaggia e meno addomesticata. Lo vediamo nei materiali (legno, pietra) e nello stile raw: la casa smart diventa sostenibile con innumerevoli device anti-spreco come – un esempio su tutti – la presa Window socket di corrente a ricarica solare, adesiva, che dopo 5-8 ore di ricarica attaccata a una superficie illuminata garantisce fino a 10 ore di utilizzo.

Il good-design e l’economia circolare che fanno bene al mondo
Qualche esempio, tra i moltissimi, di oggetti del quotidiano che il mercato sta proponendo secondo logiche sostenibili all’insegna del riciclo: abbigliamento e altri insospettabili oggetti compostabili. In principio fu Freitag con una linea di abiti che si biodegradano; oggi ci sono i piatti, i vassoi e le posate usa-e-getta di Papelyco non di plastica: sono ricavati dagli scarti di ananas e con dei semi da piantare nella terra dopo l’uso perché si trasformino in piante. La mobilità, sempre più intermodale, elettrica, a basso impatto e integrata nelle pratiche di consumo e negli stili di vita, come nel caso dell’area di servizio/sosta The Green Evolution del gruppo Luciani, inaugurata a Roma Nord, in viale Cortina d’Ampezzo, all’interno di un’area verde denominata Cortina City Park. È declinata in quattro strutture: un Bio Food Market, ovvero una vending machine digitale multipicking dove è possibile acquistare 150 referenze di eccellenze biologiche; una vending machine Bio Pet Food, anche questa digitale, dedicata a cani e gatti; una e-station Enel dotata di otto colonnine di ricarica per veicoli elettrici e un servizio E-Go car sharing esclusivamente elettrico; e un Eco Wash per il lavaggio ecologico dei veicoli che, attraverso un sistema all’avanguardia, riesce a depurare le acque utilizzate, separandole dai detriti e trattandole biologicamente per il successivo riutilizzo.

2) Il futuro: Post-Green ovvero intelligenza naturale e intelligenza artificiale alleate
Il pianeta ci chiede non solo di impattare meno, ma anche di essere aiutato a rigenerarsi con quello che Paola Antonelli (Moma, NY), curatrice della mostra Broken Nature, appena inaugurata alla Triennale di Milano, definisce “design riparativo”. Bio-ispirazioni per progetti non di realtà aumentata ma di natura aumentata. Sì, perché la tecnologia non sta da un’altra parte in questa storia, è parte di questo scenario futuribile in cui intelligenza della natura e intelligenza artificiale si ibridano, anzi si embricano. È la natura che ‘assorbe’ la tecnologia o ne diventa l’ispiratrice.

Bio is the new digital: il disegn diventa bio-mimetico
Joi Ito, Direttore del Media Lab del MIT, afferma risoluto che la «biologia è il nuovo digitale». Si tratta di una evoluzione storica che vedrà arrivare le più grandi rivoluzioni nel settore del design da un lavoro congiunto con la biologia sintetica. Imitare la natura “come la biologia insegna”, utilizzando la programmazione informatica e la tecnologia per codificare regole e processi da cui prenderanno vita gli oggetti. Che sempre più saranno non statici, ma entità dinamiche, in trasformazione. Sono appena nate con questo scopo, le facoltà di bio-design all’Università di New York e quella della Pennsylvania.
In alcuni spazi pubblici di Seoul (Corea del Sud), per offrire esperienze cittadine più umane sono stati creati arredi urbani che imitano la natura nelle forme, nelle dinamiche e nelle funzioni, tutte “potenziate” dalla tecnologia.

Agroecologia: la connettività al servizio dell’efficienza produttiva alimentare sostenibile e anti-spreco
L’agroecologia consiste nell’applicazione dei principi ecologici alla produzione di alimenti, carburante, fibre e farmaci nonché alla gestione di agrosistemi (meteo, geolocalizzazione e digitale) per una gestione smart e intelligente dell’irrigazione e dei processi di coltivazione (uso di droni compreso).

Robotica simbiotica
Augmented Nature è un progetto del Morphological Computation Lab dell’Imperial College London e di altri partner scientifici pensato per salvare biodiversità e specie in via di estinzione con tecnologie “simbiotiche”. Si sviluppa attraverso biotag impiantati sugli animali (contenenti uno speciale microfono e un GPS entrambi ricaricabili wireless) che non solo rilevano suoni e posizione, ma dialogano e trasmettono informazioni salvavita attraverso segnali sonori. Per esempio alle balene, avvertendole della presenza di navi da evitare e della presenza di cibo per spingerle verso nuovi habitat sicuri fuori dalle loro rotte abituali (www.augmentednature.co.uk). O anche Living Things, installazione artistica avanguardistica di mobili fotosintetici: sfruttano le proprietà dell’alga azzurra spirulina (un cianobatterio) rinchiusa in lampade/ampolle di vetro che «ricicla la luce, il calore e l’anidride carbonica indoor trasformandole in una biomassa verde, molto ricca dal punto di vista nutrizionale, che può essere consumata come cibo, usata come fertilizzante in agricoltura, o convertita in biocarburanti».

IOE: Internet of Everything
Il futuro ci riserva interessanti scenari di nuovi “esseri” autonomamente in movimento, non solo robot ma anche vegetali, come la pianta cyborg Elowan. Si tratta di una forma di vita cibernetica, un vegetale che dialoga direttamente con una macchina: si interfaccia al mondo con segnali elettrochimici e grazie alla sua protesi robotica, si muove, per esempio, verso la luce.

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