LE STORIE #5
D: Pablo, da che parte della Spagna vieni?
R: Sono di Cartagena, nella provincia di Murcia.
D: Quando sei venuto per la prima volta in Italia?
R: Sette anni fa, quando sono venuto a Torino per fare l’Erasmus. Ero già stato qualche volta e avevo visitato l’Italia così, un po’ di sfuggita.. ma si sa che l’esperienza che si fa da turisti non è assolutamente paragonabile col vivere in una città per lungo tempo. L’esperienza di studente Erasmus è durata un anno accademico, ma mi è bastata per farmi innamorare di questo paese.
D: E dunque quando e perché hai iniziato a vivere a Milano?
R: Come ti dicevo, l’esperienza Erasmus mi aveva particolarmente segnato e avevo la sensazione che mi mancasse ancora molto da fare in Italia. Sai, “un Erasmus” conduce quasi una vita parallela nel paese in cui è ospite. Una sorta di Grande Fratello senza telecamera. Io, invece, volevo mettermi alla prova anche nel mondo lavorativo italiano. Inoltre, negli anni in cui stavo terminando la carriera universitaria, iniziavano a vedersi i primi segni evidenti della crisi in Spagna e dunque mi sono detto “perché non rischiare?”. Ancora prima di prendere la laurea sono quindi tornato a Torino, rifiutando sia un’offerta di lavoro in Francia sia una borsa di studio in Germania. Almeno avevo già un piccolo gruppo di amici al quale appoggiarmi e così sono ripartito all’avventura.
D: Come ti trovi a Milano?
R: Ammetto che all’inizio è stata un po’ dura: Torino è più piccolina e a misura d’uomo quindi il cambiamento è stato sicuramente radicale. Il bello di Milano è che si fa scoprire poco a poco e apprezzare solo nel corso del tempo, regalando piacevoli sorprese. Senz’altro Milano, città cosmopolita, offre moltissime opportunità, dal punto di vista lavorativo ma anche del tempo libero: tra eventi sportivi e culturali non ci si annoia mai!
D: Ti sei sentito accolto in Italia?
R: Io dico sempre che si viene ben accolti quando si è predisposti a farsi accogliere. È molto importante non imporsi e rispettare anche e soprattutto ciò che ci differenzia perché sono le differenze ad arricchire. Nel mio caso, mi sono sentito da subito accettato e parte della nuova comunità.
D: In base alla tua esperienza, puoi dire che ci sono molti spagnoli che vivono a Milano?
R: Si, davvero tanti. A proposito degli eventi sportivi, pensa che ho conosciuto la maggior parte del mio gruppo di amici qui a Milano durante gli Europei di calcio che si giocavano l’anno in cui mi sono stabilito in Italia. È stata un’ottima scusa per farsi degli amici, anche italiani in realtà: gli italiani e gli spagnoli si assomigliano proprio in tantissime cose.
D: Ad esempio?
R: Beh, la lingua e la cultura su tutte. Anche se, appunto, all’inizio non è stato affatto facile. Durante i primi mesi in Italia ho dovuto fare una full immersion incredibile per imparare davvero ad esprimermi in modo fluente.. quasi scappavo dagli spagnoli… ma poi si sa, c’è sempre il bisogno di ritrovare le proprie origini e sono tornato sui miei passi, circondandomi di una comunità spagnola di riferimento anche a Milano.
D: Raccontaci ora del tuo percorso professionale.
R: Attualmente lavoro come Service Level Manager per tutto il Sud Europa (dunque Italia, Spagna, Portogallo ed Israele) all’interno della Hewlett Packard, azienda per la quale ho fatto il primo e unico colloquio di tutta la mia vita, nonostante sia stata una durissima prova: è durato più di 8 ore, attraverso vari step e prove da superare.
D: Sei un ragazzo spagnolo che vive a Milano in un’azienda americana. Un perfetto esempio di internazionalizzazione.
R: Beh, effettivamente è così. Nonostante però l’azienda sia americana nell’impostazione, si respira un ambiente italiano: la maggior parte dei dipendenti infatti è madrelingua italiana in quanto si cerca sicuramente di valorizzare il talento Made in Italy. Inutile dire che non viene fatta alcuna discriminazione nei confronti dei dipendenti “stranieri”, come me. Anche perché comunque non sono l’unico. (L’azienda si compone di circa di 800 dipendenti solo in Italia e le sedi più grandi sono quelle di Milano e di Roma, ndr)
D: Raccontaci ora della pagina Facebook “Españoles en Milán 2.0”. Sei tu ad occupartene?
R: Si, me ne occupo direttamente io, con l’aiuto di un amico e di un’amica che collaborano nella gestione. Eliminiamo ogni post che ci sembri spam o che sia particolarmente provocatorio e polemico e che rischi di generare discussioni che si allontanano dal motivo principale per il quale è stato creato il gruppo: aiutarsi.
Durante il referendum della Catalogna, abbiamo infatti preferito evitare qualsiasi tipo di discussione nel gruppo; è un tema davvero sentito e delicato, che ha diviso e sta dividendo addirittura le famiglie e non ho ritenuto costruttivo dar il via a polemiche tra gli utenti.
D: Quanti sono gli utenti iscitti al gruppo ad oggi?
R: (controlla in diretta, ndr) Siamo oltre 2300.
D: Davvero un gran numero! E sai dirmi da che tipologia di utenti è composto?
R: Ho aperto la pagina tra il 2013 e il 2014 con l’intento di aiutare tutti gli spagnoli presenti a Milano. Anzi, rettifico: più che gli spagnoli direi che i membri del gruppo sono gli ispanofoni in generale ma anche gli italiani perdutamente innamorati della Spagna e che ad esempio danno la propria disponibilità ad organizzare tandem linguistici. La presenza degli italiani nel gruppo è davvero importante.
D: Che tipo di aiuto concreto viene dato nel gruppo?
R: I post degli utenti sono di natura più disparata: dal ragazzo che chiede di vedere la partita in compagnia a chi, appena arrivato a Milano, si informa per superare le trafile burocratiche necessarie per richiedere (tra gli altri) i documenti di residenza e di cittadinanza. Fanno parte di “Españoles en Milán 2.0” anche molte persone che non vivono più in città e che però, mettendosi nei panni di coloro che ancora sono spaesati e poco avvezzi al sistema italiano, sono ancora attivi nel gruppo e forniscono informazioni utili. Li considero una gran bella risorsa.
D: Ultima domanda: cosa consiglieresti a un giovane ragazzo spagnolo che oggi, come è accaduto a te anni fa, parte all’avventura e inizia un’esperienza in Italia?
R: (ci pensa un po’ su, ndr) Sicuramente di avere molta pazienza e di non arrendersi al primo ostacolo. Di difficoltà ne troverà tante lungo il percorso ma bisogna riuscire a non farsi abbattere e a mantenere sempre ben fisso l’obiettivo.
Grazie, Pablo, per aver condiviso la tua fortunata esperienza in Italia!
E voi? Condividete la vostra esperienza e diventate parte attiva del Programma Comunicazione!
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